Il minimalismo è una corrente artistica nata negli anni ’60 caratterizzata principalmente da un processo che può essere definito "riduzione della realtà”.
CHE COSA SIGNIFICA?
Per riduzione della realtà si intende una significativa enfasi sull'oggettualità e fisicità dell'opera con una conseguente riduzione alle strutture elementari geometriche.
SI MA IN FOTOGRAFIA?
Anche la fotografia, come qualsiasi altro tipo di arte visiva, presenta le immancabili influenze della corrente minimalista, la particolarità è che, con una macchina fotografica in mano, ci si può sbizzarrire nelle più curiose composizioni minimaliste immortalando quella che è la realtà che ci circonda tutti i giorni.
Prendete carta e penna:
Nella fotografia minimal il soggetto (o i soggetti) copre un ruolo fondamentale -ma dai- ma, nonostante ciò, la sua presenza può essere ridotta solo ad una piccola porzione del fotogramma
Gli elementi chiave devono essere pochi ma facilmente individuabili dall’osservatore. Il soggetto perfettamente a fuoco poiché l’occhio infatti individua facilmente gli elementi dell’immagine caratterizzati da grande nitidezza.
Per caratterizzare il soggetto all’interno dell’immagine esistono diversi escamotage, uno di questi consiste nello scegliere un elemento chiave predominante cromaticamente o che risulti nettamente staccato dallo sfondo.
La composizione deve essere molto pulita: nessuna presenza di ulteriori elementi oltre quelli chiave ed un fondale monocromatico ed uniforme: la scelta di una teleobiettivo e di un diaframma sufficientemente aperto aiutano in questo.
Volete esagerare!? Allora la ricerca delle geometrie è un fattore che fa per voi: Individuare le geometrie di base, naturali o artificiali, presenti nel mondo che ci circonda, e sfruttarle.
Se volete migliorare il vostro modo di fotografare, cimentarsi nella fotografia minimal vi aiuterà a guardare diversamente scene all’apparenza prive di particolare interesse e i abituerà a ragionare più velocemente in termini di composizione.
Ecco un nostro esempio:
Basilication | © Donato Anselmi