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Immagine del redattoreMàdő

HOT N'COLD

Aggiornamento: 22 mar 2019



Fotografie calde e fotografie fredde e no, non si tratta di mettere le stampe in forno o in frigo. Possono diventarlo muovendo semplicemente un cursore apposito in post-produzione, ma che significa nello specifico? Ci abbiamo giocato un pochettino cercando di personalizzare le nostre foto rosa come vi mostreremo nell'esempio sottostante ma, aldilà dell'effetto visivo, oggi proveremo a spiegarvi il motivo di una luce più giallastra o bluastra.

 

Ovviamente, prima la TEORIA. Partiremo col dire che la luce, intesa come fonte luminosa, ha un suo colore specifico, quindi la luce emessa dal sole ha un colore diverso da quella emesso da una lampadina.

Si definisce pertanto temperatura di colore di una data radiazione luminosa la temperatura associata a un corpo nero ideale che emette una radiazione luminosa cromaticamente simile alla radiazione in esame.

Naturalmente per identificare e classificare un genere di luce esiste una scala, una sorta di termometro, che misura la temperatura della luce. Questa scala non è altro che una scala cromatica dal rosso al blu includendo al suo interno tutte le sfumature legate a questi estremi la cui unità di misura è il grado Kelvin.

La scala della temperatura individua verso i 1.000K la luce con dominante rossastra e verso i 10.000K quella con dominante bluastra.

Come già anticipato i valori compresi fra 1.000K e 10.000K indicheranno luci con dominanti gialle, arancioni o celesti. La parte centrale però è occupata dal colore bianco che funge da parte intermedia e definisce il colore neutro ovvero il colore puro, privo di alcuna dominante. Infatti, valori che si aggirano tra i 4.400K e i 5.500K (che può essere individuata nella luce che il sole emette a mezzogiorno) indicano proprio una luce bianca (neutra).

Spettro cromatico corrispondente alle varie temperature di colore


Questo discorso risulta essere di fondamentale importanza nel momento in cui si va ad effettuare il bilanciamento del bianco col quale vengono eliminate e compensate le dominanti presenti nelle luci per attribuirgli un colore puro e privo di cambiamenti cromatici. -questo argomento lo affronteremo meglio la prossima settimana- C'è da dire, però, che non c'è sempre un vero e proprio bisogno di correggere la dominante luminosa, così come non è detto che avere una dominante bluastra o giallastra su una foto renda quella foto sbagliata. Non esistono foto sbagliate (al massimo tecniche utilizzate in malo modo) ma solo foto che esprimono quello che l'autore vuole che ne traspaia e il colore è uno dei mezzi di espressione più potenti; quindi per oggi metteremo da parte il discorso bilanciamento del bianco, inteso come correzione oggettiva per dare spazio all'errore come percezione soggettiva. Possiamo infatti rendere le immagini più calde o più fredde regolando a nostro piacimento la temperatura della luce presente nella foto per stravolgerne il senso o darne un interpretazione del tutto soggettiva.

Variazione della temperatura di colore nella fotografia


Questo può tornare utile nel momento in cui si vogliono accentuare dei concetti. ESEMPIO DEL DESERTO

Immaginiamo la foto di un deserto, se ne correggessimo il colore attraverso un bilanciamento adeguato potremmo ottenere una foto neutra, quasi sterile, che ci comunica: “nel deserto c'è sabbia”. Ehm... ok!? Se invece aumentassimo un attimino la temperatura, oltre che al fatto che ci sia sabbia nel deserto, arriveremmo a percepirne il calore via via più cocente man mano che la temperatura della luce vari su tinte più rossastre. Questo perché la fotografia è anche espressione di ciò che si percepisce NON solo con gli occhi. You should try it!

 

"C'è un tempo d'aspetto come dicevo

qualcosa di buono che verrà

un attimo fotografato, dipinto, segnato

e quello dopo perduto via

senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata

la sua fotografia."


[I.Fossati]


Tempo ribelle | © Angelo Di Gioia

Dati di Scatto: 1/700sec f/1.8 ISO 100 42mm

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