di Donato Anselmi
Màdő è un'associazione culturale che si muove in ambito fotografico -questa notizia credo sia ormai alla portata di tutti- e, come logico che sia, ci capita di organizzare o far parte di qualche progetto legato perlopiù alle arti visive. Ovviamente questo significa tirar fuori qualcosa che possa essere apprezzato dall'eventuale pubblico ma, purtroppo, non sempre significa che il meccanismo alle spalle funzioni in maniera eccellente, senza attriti o senza rompere qualcosa. Partendo da ciò oggi vi raccontiamo di una roba unica, portata a termine, ben riuscita ma, probabilmente, irripetibile.
La nostra associazione collabora col Talos Festival già da qualche anno, ci collabora già da prima di essere un associazione (2015) in realtà, ma quest'anno, al di là del solito ruolo che svolgiamo, -che ricordiamo essere quello di fotografi volontari e fornire una parte di foto per i vari canali social- è capitato qualcosa di interessante o che comunque sarebbe potuto esserlo, dipende dai punti di vista.
Un pomeriggio di Maggio ci contatta Livio Minafra (co-direttore artistico del Talos Festival assieme al padre Pino Minafra) con la proposta di allestire una mostra fotografica durante le giornate del festival assieme ad altre due personalità che ruotano attorno a questo evento: Cinzia Cantatore, fotografa e punto di riferimento per la comunicazione del Talos, e Giuliano di Cesare, musicista polistrumentista ed ideatore di strumenti adattati per diversamente abili ed oggetti sonori.
L'idea è quella di tre mostre autonome all'interno dello stesso contenitore, la Pinacoteca Comunale di Ruvo di Puglia, ma, dopo il primo caffè per accordarci quantomeno su un tema univoco, gira l'idea di fondere il tutto in un progetto fotografico-pittorico così da tirar fuori una creatura unica.
Come si può facilmente realizzare, mettere insieme tre teste (dove una ne rappresenta almento altrettante), non si tratta di una cosa così semplice. Ed infatti tale non lo è stato.
Dopo altri caffè, una dannatissima -ennesima- chat di gruppo whatsapp disseminata di r̶o̶m̶a̶n̶z̶i messaggi in orari improbabili e registrazioni audio di elucubrazioni mentali da più di cinque minuti, alla fine "qualcosa" è venuta fuori... e neanche tanto male.
SINTROPIA
«sintropìa /sintro'pia/ s. f. [comp. di sin- e -tropia, sul modello di entropia]. – Grandezza introdotta in una concezione teorica, al fine di contrapporre i fenomeni tendenti al disordine ai fenomeni che danno luogo a strutture via via più ordinate e differenziate.
La fotografia come strumento per rendere un attimo infinito, collocandolo nella memoria. Il tempo cambia il suo valore, assumendo nuovi significati, soggettivi. La forza del colore blocca il tempo in un'immagine armoniosa e statica dove il "tempo decide" e crea ordine nel caos.
Il suono si fa immagine. L'immagine diviene suono e silenzio.
Tutto torna all'ordine, l'entropia muta in sintropia.
Da qui nasce "Sintropìa", dalla necessità di creare un ordine nel caos dell'individualità a favore di una esposizione fotografico - pittorica collettiva, nella quale ciascuno degli artisti ha contaminato e si è lasciato contaminare dal flusso della creatività.»
L'allestimento si sviluppava (perché sinceramente non sappiamo se verrà mai riproposto) in quattro opere ibride, una fusione concreta tra fotografia e pittura dove Giuliano ha espresso l'esplosione musicale rappresentata nelle immagini attraverso tecniche apposite di pittura dove il colore e le forme richiamano il momento clou dell'esibizione, congelato nel fotogramma.
Oltre alle tele, la seconda parte di Sintropia ha visto una disposizione originale e sinergica tra parte dei dipinti di Giuliano e le nostre fotografie, nonché quelle di Cinzia, delle scorse edizioni del Talos Festival.
Perché una disposizione originale e sinergica? Mentre per la parte ibrida è stato Giuliano ad adattarsi alle fotografie da noi fornite (comunque concordate in precedenza), questa volta, sia noi che Cinzia, abbiamo modellato le foto sia per formato (1:1) che cromaticamente, ai vari dipinti, riprendendone tinte e sfumature. Il montaggio è stato effettuato secondo un ordine ben preciso tale da far "suonare" ancor meglio tra loro i dipinti e le fotografie. (A tempo debito sveleremo l'origine di quest'ordine)
Qui sotto potete osservare una panoramica della disposizione complessiva. In GALLERIA trovate le varie sezioni legate, appunto, dal cromatismo.
In conclusione, per quanto positive o negative si possano rivelare, per quanto qualcuno possa prevalere su qualcun altro visivamente o caratterialmente, le collaborazioni servono sempre per maturare, per capire quando fermarsi e puntare i piedi oppure lasciar passare perché magari il risultato finale potrebbe venir fuori meglio di quello immaginato nella propria testa.
Kommentare