di Mariantonietta Bucci
In questo tempo di “reclusione”, che sembra passato da molto tempo ed invece è proprio dietro la porta, da tanti visto come una prigionia e da tanti altri no, abbiamo potuto sperimentare come virtù la pazienza poi l’accondiscendenza, ma soprattutto l’attesa.
L’attesa di una bella giornata per poter scendere sotto casa a giocare, per poter chiacchierare con la dirimpettaia, poter tornare a fare una passeggiata al mare e meravigliarci dicendo “Vide 'o mare quant'è bello”, tornare a coltivare il proprio orto, per molti, soprattutto per chi ha perso un compagno di vita o un figlio, l’attesa che riaprissero i cimiteri per far visita ai loro cari e portare un fiore ed anche una carezza.
In spagnolo aspettare si dice “esperar”, perché in fondo aspettare è anche sperare.
Io al nostro pianeta vorrei dire grazie, perché con noi non è mai veramente stanco di attendere e sperare di vederci diventare persone migliori. E di possibilità per diventare gente migliore ce ne dona abbastanza, basta saperle cogliere.
In fondo, dipende tutto da una virgola.
Basta aspettare.
Basta, aspettare.
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